SOPRAINTENDENZE E CORPO FORESTALE DELLO STATO: DUE CUSTODI SCOMODI

Dei tanti Enti che gravano sul bilancio dello Stato Italiano, l’attenzione dei “potini” della spending review sembra essersi concentrata in questi ultimi mesi soprattutto su Sopraintendenze e Guardia Forestale. Per le prime si prospetta di trasferire le loro competenze a regioni e comuni per la seconda si pianifica un accorpamento con la Polizia di Stato.

A guidare la mano del governo Renzi, più che reali esigenze di risparmio, sembra essere, per entrambi, la loro eccessiva indipendenza dal potere politico. Infatti, sul piano del risparmio, limitandoci ad esaminare ridondanze dei corpi di polizia, avrebbe molto più senso ed efficacia l’accorpamento tra Polizia e Carabinieri, la cui perfetta sovrapposizione dei compiti, in materia di ordine pubblico, rappresenta un caso quasi unico in Europa.

L’autonomia di Sopraintendenze e Corpo Forestale si esercita in particolare in due settori che contengono il maggior serbatoio di quel che resta dei beni collettivi: Il patrimonio artistico e le foreste demaniali.

Dal 1989, anno in cui è venuto meno l’effetto di intimidazione che il comunismo reale esercitava sugli oligarchi d’occidente, i governi che si sono succeduti in Italia, indipendentemente dal loro colore politico, hanno alacremente lavorato all’alienazione di tutti i beni comuni del paese: Autostrade, Ferrovie dello Stato, Poste, Telecom, Enel, Alitalia, acciaierie e grandi industrie metalmeccaniche, per finire con i servizi essenziali come acqua, depurazione e trasporti pubblici.

A nulla è servito un referendum che, nel giugno del 2011, con un autentico plebiscito (sottoscritto da 27 milioni di italiani), ha chiesto una drastica inversione di rotta in materia di privatizzazione dei servizi. Una classe politica autoreferenziale, in cui sono ormai rappresentate solo posizioni neo liberiste, ha messo ora gli occhi sugli ultimi scampoli del patrimonio collettivo della nazione, quello artistico e culturale e quello ambientale e boschivo. Primo passo per questo ultimo saccheggio è quindi quello di rimuoverne i custodi troppo zelanti.

Il premier Renzi già da sindaco di Firenze ha sperimentato la privatizzazione “temporanea” del patrimonio artistico della città, asservendo monumenti e spazi pubblici di pregio al fasto capriccioso di nababbi di ogni nazionalità, ed in quelle occasioni si è più volte lamentato degli ostacoli che le sopraintendenze gli opponevano. Ora da capo del governo può estendere le sue mire a tutto il territorio nazionale e regolare i conti con chi gli ha intralciato il cammino in passato.

Andrea Marciani