VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE: LA PAROLA AI PROTAGONISTI

A Grosseto ancora una donna uccisa, forse, per mano di colui da cui lei pensava di essere amata. Un uomo “normale”, “per bene”, “rispettabile”….

 

Anche se difficile da accettare, la violenza maschile sulle donne è NORMALE, iscritta cioè nella norma del patriarcato, che vuole la donna proprietà /pertinenza di un uomo ( figlia di …, moglie di …, madre di…), sempre un complemento mai soggetto.

 

Le donne hanno riflettuto, scritto, elaborato su questo rapporto di dominio uomo/donna che ancora mantiene radici profonde nel nostro vivere comune. Molto hanno fatto e stanno facendo. Hanno dato vita ai Centri antiviolenza, luoghi di genere che danno sostegno alle donne che decidono di uscire dalla spirale della violenza domestica, per riacquistare la loro autonomia e tutelare eventuali figlie e figli.

 

Molto continueremo a fare per vivere in una società in cui ci sia il riconoscimento di due soggettività diverse per storia e cultura, ma di pari dignità.

 

Questo è quanto facciamo noi donne, ma non è sufficiente. Non è più tollerabile che di fronte a questi fatti gli uomini tacciano, che non accennino a mettersi in discussione come appartenenti al genere che di questa violenza è storicamente responsabile e protagonista. La violenza sulle donne è un problema degli uomini, che pretendono di avere il controllo e il possesso del corpo dell’altra; della loro incapacità ad accettare le proprie fragilità, a ribellarsi allo stereotipo dell’uomo “che non deve chiedere mai” .Le donne possono solo difendersi nelle situazioni contingenti. A loro spetta anche il compito di essere madri che non perpetuano il codice patriarcale, essere donne responsabili di sé e autonome dallo sguardo maschile.

 

Un grande compito spetta anche ai media che hanno il dovere di spostare il riflettore sul protagonista maschile della violenza, sul protagonista della prostituzione. Chiedano agli uomini di prendere parola, non solo per dire che personalmente “loro” sono buoni e solidarizzano con le donne, facciano inchieste, favoriscano un dibattito pubblico in merito – anche così si combatte il femminicidio, più che con il codice penale.

Centro Donna Grosseto, Raccontincontri,Olympia de Gouges

 

RIFIUTI URBANI servono Consigli comunali aperti

Le tasse sui rifiuti in provincia sono tra le più alte in Italia(1), ma subiranno altri forti aumenti. Era inevitabile? In altre province succederà lo stesso? Oppure in Toscana e in questa provincia si stanno compiendo errori? Discutiamone nei Consigli Comunali.

Gli amministratori, di ogni livello, hanno scaricato le responsabilità su altri, ma i cronisti attenti sanno che avevamo previsto questi aumenti, dovuti non solo all’aggiunta, nella nuova tariffa, dei costi per l’illuminazione delle strade. I dati ufficiali confermano che gli errori vengono da lontano.

Il primo errore è relativo alle quantità di rifiuti previsti e conseguente dimensione degli impianti. Mentre dal 2006 le produzioni stanno calando(2), nell’ultimo Piano approvato dalla gestione Marras nel 2008 se ne è voluta programmare una crescita impossibile col risultato che nel 2012 mancano ben 37.550 t di rifiuti(3), rispetto ai previsti. Sommati a quelli in eccesso previsti ad Arezzo e Siena, si hanno circa 100.000 ton di rifiuti inesistenti, pari cioè al quantitativo necessario ad un inceneritore di media taglia. A chi servono impianti sovradimensionati? Per la collettività producono inefficienza e aumentano i costi. Sulla base di una crescita annua impossibile del 5%, programmata dalla gestione Scheggi/Bramerini(4)nel Piano del 2002, si è stipulata una Convenzione con la società Unieco (ora Futura), per produrre nei prossimi 28 anni una quantità costante di combustibile dai rifiuti indifferenziati. Per il calo della produzione, tali quantità non possono più essere conferite e, pertanto, i comuni della provincia non possono aumentare la raccolta differenziata onde evitare penali contrattuali. Ecco il motivo per cui siamo fermi al 29% di raccolta differenziata con costi aggiuntivi a carico dei cittadini, perché lontani dagli obiettivi di legge del 65%. Non serve invocare le buone pratiche se non si ha la volontà di rinegoziare tale Convenzione.

Il secondo errore è quindi legato alla scelta dell’incenerimento, scelta rigida e molto più costosa dell’alternativa data dalla raccolta differenziata con recupero di materia. Questa alternativa produce molta più occupazione e trasforma un costo di smaltimento (oggi per il 71% della nostra produzione) in un’entrata per i Comuni, che sono al 70% di differenziata(5), venduta incassando risorse che riducono i costi del servizio, come succede in molte province del Veneto, Piemonte, Friuli…

Il terzo errore è stato quello di non aver regolamentato(6) i rifiuti da attività artigianali e commerciali, che potevano essere assimilati agli urbani, provenienti dalle abitazioni, deresponsabilizzando le imprese che scaricano di tutto nei cassonetti stradali. I loro rappresentanti oggi gridano allo scandalo, perché le nuove norme svelano il trucco. Il risultato è che a Grosseto si produce oggi anche il doppio dei rifiuti urbani che si producono nelle province più ricche d’Italia: a Grosseto 694 kg apersona(7). Come è possibile che a Treviso, Vicenza, Asti(8)dove c’è maggiore ricchezza e quindi maggiori consumi, si registrano invece produzioni anche metà delle nostre? Oppure in Piemonte, Lombardia e Veneto rispetto alla Toscana(9)? Là le imprese, grazie ai sindacati di categoria, hanno differenziato, risparmiando mentre a Grosseto tutti hanno finto di non sapere, ottenendo anche che i Comuni coprissero parte del costo del servizio, oggi non più possibile.

Ovvio che a maggiori produzioni, specie se indifferenziato, corrispondono alte tariffe. Ecco i dati regionali(10) calcolati sui comuni già passati a tariffa per il 2011: in Toscana si ha un costo medio annuo di 199 euro/abitante, mentre in Friuli è 108, Lombardia 120, Trentino 126, Veneto 128.

Ma dal prossimo anno le differenze saranno molto più marcate e alla fine i nodi vengono al pettine. Così i cittadini che già hanno pagato un costo del servizio rifiuti tra i più alti in Italia, dovranno subire gravosi aumenti, mentre gli errori passati si stanno perpetuando anche nel Piano Regionale dei Rifiuti da poco presentato. Chiediamo pertanto ai consiglieri democratici che si attivino per ottenere Consigli comunali aperti e consentire una discussione approfondita su questi temi

Roberto Barocci

(1) I dati che riportiamo sono tutti tratti da fonti Ufficiali. Quelli relativi ai confronti con altre province e regioni sono prodotti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) nel “Rapporto rifiuti 2013” e verificabili alle pagine di seguito riportate, scaricabili da:

http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/rapporti/rapporto-rifiuti-urbani-edizione-2013/Rapporto_rifiuti_urbani_edizione_2013.pdf

 (2) pag. 59 del Rapporto rifiuti 2013 dell’ISPRA:

–Variazione % annua sull’anno precedente della produzione dei rifiuti in Toscana: -0,3% nel 2008,-2,8% nel 2009, +1,6% nel 2010, -5,6% nel 2011,-5,1% nel 2012

andamento produzione rifiuti urbani–Variazione % annua sull’anno precedente della produzione dei rifiuti in Italia:

–Nella provincia di Grosseto negli ultimi 7 anni abbiamo avuto dal 2005 al 2012 un calo complessivo della produzione totale di rifiuti del -12,3%. Dati certificati da ARRR e verificabili in:http://www.arrr.it/ar3/serv/documenti.jhtml?id_sezione=24  Queste le produzioni annue certificate da ARRR in provincia di Grosseto con la seguente variazione % sull’anno precedente:

  • anno 2006 produzione totale certificata 169.707 t con – 3.3% sul 2005
  • anno 2007 “ “ “ 165.355 t con – 2,5% sul 2006
  • anno 2008 “ “ “ 167.182 t con + 1,1% sul 2007
  • anno 2009 “ “ “ 162.887 t con – 2,5% sul 2008
  • anno 2010 “ “ “ 157.705 t con – 3,1% sul 2009
  • anno 2011 “ “ “ 153.171 t con – 2,8% sul 2010
  • anno 2012 “ “ “ 148.829 t con – 2,8% sul 2011

 (3) Il Piano straordinario dei Rifiuti dell’ATO Sud della Toscana del 2008, cap. 4.1 “Stima della domanda futura per la gestione integrata dei rifiuti urbani e assimilati” a pag.108-109, presenta le previsioni fino al 2013 con un tasso ancora di crescita non giustificato. Per il 2012 si prevedono: 186.335 t ,mentre ARRR ha certificato 148.829 t. Questa la tabella inserita nel Piano:001

 (4) Nel Piano Provinciale approvato dalla Giunta Scheggi/Bramerini nel 2002 e contenente le previsioni, circa le produzioni di rifiuti e il fabbisogno impiantistico, dal 2002 al 2006. A pag. 59 del Piano si hanno le previsioni, espresse in tonnellate per ciascun anno:Schermata

(5) pag.70 del Rapporto rifiuti 2013 dell’ISPRA:

Analogamente ai precedenti anni, anche nel 2011 e nel 2012 i tassi più elevati di raccolta differenziata si rilevano per la provincia di Treviso, con una percentuale superiore al 76%, seguita da Pordenone, con il 72,5% nel 2011 e il 73,4% nel 2012. La provincia di Belluno raggiunge, rispettivamente nei due anni, il 67,5% e il 69%, con una crescita complessiva della percentuale di raccolta, rispetto al 2010 (57,3%), di 11,7 punti. Al Sud, i maggiori tassi di raccolta si osservano per le province sarde di Oristano (61% e 65,2%) e Medio Campidano (60,5% e 63,5%) e per la provincia campana di Benevento (54,3% nel 2011 e 61,7% nel 2012).”pag.60 del Rapporto rifiuti

Pag.64 del Rapporto rifiuti 2013 dell’ ISPRA:

Le regioni Veneto e Trentino Alto Adige fanno rilevare percentuali di raccolta differenziata pari, rispettivamente, al 62,6% e 62,3%, in aumento rispetto al 2011. Al di sopra del 55% si colloca la raccolta del Friuli Venezia Giulia (57,5%), mentre superiore al 50% risulta la percentuale di Piemonte (53,3%), Lombardia (51,5%) ed Emilia Romagna (50,7%). Tra le regioni del Centro, le Marche fanno rilevare un incremento di 6,9 punti tra il 2011 e il 2012, raggiungendo il 50,8%. Umbria e Toscana si collocano, rispettivamente, al 42% e al 40%. Nel Mezzogiorno, la Sardegna si avvicina al 50% (49,7%), la Campania supera il 40% (41,5%)”.

(6) si allega la risposta fornita dal Comune di Grossetodoc Barocci 001

 (7) pag.106 del Rapporto rifiuti 2013 dell’ISPRA.

 (8) pag.62 del Rapporto rifiuti 2013 dell’ISPRA:

Una produzione inferiore a 400 kg per abitante per anno si osserva anche per tre province del nord Italia, Treviso, Vicenza e Asti. La prima, in particolare, già da alcuni anni si caratterizza per un pro capite di produzione al di sotto di tale soglia (370kg/abitante per anno nel 2011, 360 kg per abitante per anno nel 2012)”.

 (9) pag.60 del Rapporto rifiuti 2013 dell’ISPRA:

Produzione annua pro capite in Toscana 614 kg/anno, in Lombardia 477 kg/anno, in Piemonte 465 kg/anno, in Veneto 456 kg/anno”.

 (10)pag.424 del Rapporto rifiuti 2013 ISPRA:

Tabella 5.7 – Medie regionali dei costi specifici annui pro capite (€/abitante*anno), anno 2011

Toscana 199,45, Friuli 108, Lombardia 120, Trentino 126, Veneto 128”.

GEOTERMIA, 4 domande al Dott. Cipriani (ARS Toscana)

Egregio Dott. Cipriani,

In una intervista al sito del distretto delle energie rinnovabili (qui) lei evoca la trasparenza del vostro servizio: “l’ARS è apertissima a rispondere ad ogni quesito su qualunque questione, come si può vedere dal nostro sito web” ed io ho deciso di profittarne per chiederle dei chiarimenti su quanto da lei successivamente dichiarato nella sua intervista.

Le incollo qui di seguito i passi che non riesco a capire e le domande che mi evocano:

  • “Riguardo alla nota questione geotermia sull’Amiata, gli eccessi di mortalità non sono da attribuire, secondo questi dati, tanto alla geotermia, ma ad altri fattori che non abbiamo ancora capito”

    Quali sono i dati che scagionano la geotermia?

  • “Si pensa agli stili di vita del passato, a fattori occupazionali ed altri non noti. So che questo non piace alle persone del Comitato SOS geotermia. Comunque ribadisco che sono segnali, indizi, non prove incontrovertibili.”

    Quali sono i segnali, gli indizi, che fanno pensare che le cause debbano essere ricercate negli stili di vita o nei fattori occupazionali del passato?

  • “Tengo a precisare poi, che è stata riscontrata nel passato la presenza di mercurio nell’aria e di arsenico nell’acqua, e questo potrebbe spiegare alcune cose.”

    Ma l’arsenico nell’acqua e il mercurio nell’aria non sono precisamente imputabili alla geotermia?

  • “E’ chiaro che esiste un problema sanitario nell’ area amiatina, ma secondo noi non dipende dalla geotermia. Ribadisco che se la mortalità è alta in quella zona, evidentemente ci sono in gioco diverse cause e, quasi sicuramente, non la geotermia.”

“So di non sapere” diceva Socrate e lei pare ispirarsi alla sua filosofia quando con grande umiltà dichiara di non sapere a quali cause attribuire questo eccesso di mortalità del 13% .

(quanti padri, zii, fratelli o figli, stanno “indebitamente” morendo in questi giorni sull’Amiata, per queste cause incognite?).

Ma si sa, l’epidemiologia è una scienza piuttosto insicura e gli inquinanti che l’uomo ha immesso nel suo ambiente e che si contendono il compito di farlo ammalare, sono talmente tanti, che trovare un unico responsabile è praticamente impossibile. (come sanno bene tutti gli avvocati delle più mefitiche multinazionali del pianeta)

Tuttavia stona un po’ in questo contesto di socratica indeterminatezza, il suo reiterare l’innocenza della geotermia (lo afferma, con sicurezza crescente, 6 (sei) volte nell’articolo), quindi non posso che rinnovarle la preghiera di chiarirmi quali siano le evidenze che la spingono a manifestare questa sua unica certezza.

La ringrazio fin d’ora per la sua cortese attenzione e per la cristallina trasparenza della sua risposta

Andrea Marciani per il Comitato Beni Comuni Grosseto

SE, E APPENA AVREMO RISPOSTA, PROVVEDEREMO A PUBBLICARLA

Un trionfalismo discutibile per procedure disinvolte

 

Sul comunicato della Provincia relativo alle sentenze di respinta dei ricorsi al TAR

I toni trionfalistici del comunicato, con cui l’Amministrazione della Provincia di Grosseto ha accolto le sentenze del TAR sui ricorsi all’approvazione del progetto Solemme, male si addicono ad un ente pubblico delegato dalla popolazione e che di questa dovrebbe difendere i diritti a fronte di interessi economici di imprese private. Avremmo apprezzato maggiormente una posizione professionale e distaccata, con un aplomb che evidentemente è ignoto all’Amministrazione provinciale.
Di certo non c’è di che andare fieri e festanti per non avere sottoposto il progetto a Valutazione di Impatto Ambientale, ossia per avere impedito alla popolazione interessata di esprimersi su tutti gli evidenti impatti che non si limitano, come si vorrebbe far credere, al paesaggio ed ambiente, ma anche a quelli socioeconomici di grave degrado, perdita di valore del territorio, e perdita di turismo.
Genera stupore che la prevaricazione di un aspetto basilare della democrazia susciti orgoglio e soddisfazione per una pubblica amministrazione.
Inoltre sorprende questo esultare attuale, esistendo il Consiglio di Stato; e la Provincia conosce bene la sentenza del Consiglio per Scarlino Energia, anche se poi, con il gioco delle tre carte, ha svuotato di efficacia quella sentenza.
Entrando nel merito, le sbandierate esigenze di smaltimento dei fanghi dell’Acquedotto del Fiora sono già coperte dall’impianto esistente ed i numeri lo dimostrano anche agli sprovveduti. Ma fa parte dei compiti della Provincia la difesa d’ufficio degli interessi di Acquedotto del Fiora che non rimborsa agli utenti quanto sancito da una sentenza del Consiglio di Stato? Dai bilanci ufficiali del Fiora risultano poco più di 4.000 t/a di fanghi compostabili, che rientrano pienamente nel 35% (massimo per legge) delle 26.000 tonnellate di rifiuti attualmente autorizzati. Pertanto appare evidente che l’ampliamento richiesto a 70.000 t/a vada solo a soddisfare le esigenze di ACEA per i comuni dei Colli Albani, di cui già oggi risultano dalle bolle di accompagnamento i conferimenti a Solemme. Ma ciò non basta per tutte le province del Lazio gestite da ACEA, attualmente in difficoltà di smaltimento, e da ciò deriva la necessità di ampliamento.
Non è chiaro perché la Maremma, e nello specifico Monterotondo, debba diventare una valvola di sfogo, per non dire peggio, di ACEA, e restano seri dubbi sui suoi reali obiettivi finali.
Inoltre l’esigenza di una procedura di VIA è lampante anche agli incompetenti; l’impianto esistente verrebbe stravolto con una triplicazione dei quantitativi dei rifiuti da trattare (da 26 a 70 mila) e l’introduzione di 2 nuove tecnologie (digestore anaerobico e cogeneratore) che fanno divenire l’impianto RIR (a Rischio Incidente Rilevante) per incendio ed esplosione e gravi danni a livello di bacino (così dichiara Solemme), e la recinzione è costeggiata da una strada provinciale. Tutto ciò non richiede una VIA? Siamo in Italia o nel Burundi?
Auspichiamo che non succeda nulla, ma l’anno scorso l’impianto Kiklos di Aprilia (LT), definito da ACEA gemello di Solemme, è andato a fuoco e sono stati necessari 5 giorni per averne ragione, benché privo di digestore e di cogeneratore. Quest’anno è stata la volta dell’impianto di Paliano (FR), sempre di ACEA, ed è andato totalmente distrutto dal fuoco. Che succederebbe in pari situazione all’impianto Solemme a progetto realizzato con la produzione di biogas? Chi si assume la responsabilità di una bomba innescata, di un disastro annunciato, visto che i Vigili del Fuoco hanno evitato di esprimere un parere?
Su tutto ciò l’Amministrazione provinciale è reticente, ma le “ricadute”, in questo caso negative, saranno sulla pelle della popolazione locale.
Se questa è dimostrazione di democrazia partecipata, è meglio tornare al medioevo con precise classi sociali e relativi limiti, invece di contrabbandare una legalità che in pratica non esiste.
Monterotondo M. 10/10/2013
Comitato GEO – Ambiente & Territorio

Diffidiamo L’Acquedotto del Fiora a procedere ai distacchi delle utenze

Oltre due anni sono trascorsi da quei referendum che in Italia hanno abolito la quota di remunerazione del capitale dalle bollette dell’acqua e indicato una ferma volontà popolare per il ritorno del servizio idrico in mano pubblica e da due anni ascoltiamo politici e gestori del servizio idrico rimpallarsi la responsabilità di non riuscire a dare esecuzione a quella volontà popolare (espressa, ricordiamo, da 27 milioni di elettori).

Sentenze di ogni grado di magistratura, dalla Corte costituzionale ai giudici di pace, sono intervenute per spronarli a farlo ma tutto, per ora, invano.

Abbiamo subito numerosi tentativi di vanificare il voto popolare, da quello immediatamente messo in campo dal governo Berlusconi, ma subito respinto dalla Corte costituzionale, alle nuove tariffe AEEG del giugno scorso, (che il Forum Nazionale per l’Acqua Bene Comune, ritiene illegali e che ha impugnato davanti al TAR Lombardia)) reintroducono la remunerazione capitale sotto falso nome e lo fanno (beffa nella beffa) in maniera retroattiva, andando a sanare le tariffe illecitamente praticate dai gestori a partire dal gennaio del 2012.

Sottolineiamo la perfida astuzia di lasciare scoperta una piccola porzione temporale che va dal luglio al dicembre 2011, su cui permane l’obbligo ai gestori di rimborsare le quote capitale agli utenti: un “contentino” per i referendari, un “tozzo di pane” gettato a quei 27 milioni di cittadini votanti ingannati e defraudati.

Adesso, mentre ancora si traccheggia sul come e quando restituire quel misero “tozzo di pane”, l’Acquedotto del Fiora ha cominciato a mandare lettere minatorie a quei cittadini (1.600 nelle sole provincie di Siena e Grosseto) che, ottemperando alla volontà popolare dei referendum, hanno, negli scorsi anni, prima richiesto ufficialmente e poi intrapreso autonomamente, l’adeguamento delle bollette ai dettami referendari, scremandole della quota capitale da questi abolita.

Lo fa minacciando addirittura il distacco dell’utenza, (con 76 euro di costi di riallaccio) a chi non restituisse entro il 9 ottobre le quote autoridotte; una pratica dichiarata illegale da molta giurisprudenza, nel caso di utenze domestiche, anche in caso di vera e propria morosità: “la sospensione della fornitura di un bene primario come l’acqua appare sproporzionato a fronte di un inadempimento pecuniario” ( Decreto del Tribunale di Bari – 09/09/2004; Sentenza del Tribunale di Latina 31/10/2006; Ordinanza Tribunale di Enna, Provvedimento del Tribunale di Tempio Pausania, sezione staccata di Olbia, del 06-07-2012)

il Movimento dell’acqua a Siena, Grosseto, in Toscana segnala di avere già in piedi numerosi ricorsi presso i giudici di pace e che sta attivando, in collaborazione con ACU (Associazione Consumatori Utenti), un presidio legale per respingere le minacce del gestore.

Invita tutti i cittadini che abbiano già ricevuto le raccomandate minatorie del AdF a non pagarle ed a prendere contatto con i rappresentanti del movimento di Siena e Grosseto all’indirizzo a piè di pagina

Facciamo infine appello ai nostri sindaci presenti nell’AIT (direttivo politico regionale della gestione del servizio idrico) perché pongano fine a questa proditoria aggressione nei confronti di cittadini rispettosi della legge.

 

Per il Comitato A.B.C. Grosseto e Amiata Val d’Orcia : Giuliana Gentili e Andrea Marciani

Per il Comitato A.B.C. Siena : Andrea Borgna

Per ACU Grosseto: Miriam Croxatto