La leva di archimede

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Premessa di metodo
Quella che segue è una prima nota che tenterà di sintetizzare alcuni punti chiave che sono stati affrontati durante il campeggio in Amiata.
La ricostruzione delle discussioni non è un processo facile perchè si rischia di scordare qualcosa anche perchè, come saprà chi ci è stato, i confronti svolti sono stati decisamente approfonditi.
Quindi proponiamo che a questo, segua, anche con l’aiuto di chi ha facilitato le discussioni, una seconda nota che riporti i contenuti dei singoli tavoli in modo da avere un quadro complessivo e utile anche come strumento collettivo.
Da dove partivamo
La premessa alle discussioni è stata la richiesta di astrarsi sufficientemente dalle proprie battaglie cercando, in questo modo, di costruire una dicussione collettiva reale ed efficace.
Per questo avevamo utilizzato come titolo “La leva di Archimede”, perchè cercavamo una riflessione e un vocabolario comune per costruire una prospettiva collettiva.
La nostra leva per poter aprire un fronte largo, che possa divenire spazio inclusivo in cui moltiplicare le nostre forze.
La prima valutazione a riguardo è sicuramente positiva.
E’ chiaro che il giudizio reale lo potremo compiere solo nei prossimi mesi, cercando di mettere in pratica le proposte che sono emerse e vedendo se ne saremo capaci.
Letture Comuni
I gruppi di lavoro hanno identificato tre aree che appaiono essere trasversali e quindi prioritarie per delle azioni congiunte:
Finanza e finanziarizzazione dei beni comuni, delle risorse e della vita
Consumo di suolo e di territorio
Salute
Per ogni punto sono stati declinate alcune analisi e delle proposte.
– Finanza
Il tema ha avuto un duplice approccio, da un lato fermare la crescente finanziarizzazione di tutti i beni e servizi che riguardano la vita, dall’altra riappropriarsi della finanza pubblica, visto che non è vero che non ci sono le risorse, per finanziare l’interesse collettivo e non i profitti privati. Da un lato quindi contrastare i finanziamenti pubblici per profitti privati, dall’altro piegare gli strumenti di finanza pubblica verso i bisogni delle comunità.
Sul primo asse si è affermato il totale rifiuto della valorizzazione del suolo, del territorio, delle risorse naturali, e della stessa salute. Ciò comporta la necessità di fermare il meccanismo delle compensazioni che deve andare di pari passo a quello del patto di stabilità in quanto rappresentano
due facce dello stesso problema ovvero la colonizzazione dei territori da parte delle multinazionali e delle multiutility.
Proposte:

  • Fermare la svendita delle terre demaniali tramite CDP
  • Azioni sugli enti locali per non rinnovare i contratti con le multiutility per la gestione dei servizi.
  • Azioni per rafforzare il rifiuto dei limiti imposti dal patto di stabilità.
  • Mappare i mutui dei comuni per verificare l’eventuale possibilità di rinegoziazione, richiedere commissione auditoria negli consigli degli enti locali, richiedere la cancellazione del debito proveniente da derivati.
  • Organizzare momenti formativi per rafforzare la conoscenza sul tema e identificare formatori regionali – (proposta di organizzare un seminario a Parma in ottobre)
  • 28 o 29 settembre – Assemblea contro la finanziarizzazione e la privatizzazione dei beni comuni a Parma
  • Delegati della Telecom hanno presentato la loro campagna sulla pubblicizzazione dell’azienda, settore strategico del paese.

– Consumo di suolo e di territorio
E’ necessario fermare il consumo di suolo e di territorio utilizzando tutti i mezzi necessari: legali, di pressione, di iniziativa legislativa dal basso e di lavoro nelle istituzioni (dove opportuno) e riappropriandosi fisicamente di quegli spazi soggetti a speculazione. La pratica delle compensazioni è sentita da un lato come “inquinamento democratico” delle istituzioni e dall’altro come azione repressiva a monte (E’ importante precisare che si tratta delle compensazioni agli enti locali e non dei risarcimenti per danni già subiti). Gli Enti locali non potendo più spendere a causa del patto di stabilità non hanno altra scelta che vendere il territorio agli speculatori.
Il rifiuto del meccanismo delle compensazioni e il concetto di riappropriazione sono centrali per tutte le vertenze. La riappropriazione viene individuata come una pratica comune da perseguire in
maniera ampia e popolare. A questo scopo è necessario operare una ricomposizione sociale per rendere le lotte realmente popolari, lo strumento utile ad unire riappropriazione e ricomposizione
viene identificato nel presidio.
Occorre ristabilire la sovranità dei cittadini sul territorio tenendo ben presente che gli Enti locali da una parte sono stati svuotati del loro potere decisionale ed esautorati dalle loro tradizionali funzioni di controllo, dall’altro sono al servizio delle varie holding di speculatori, inclusa tra queste la mafia.
Molto importante in questo senso decostruire il concetto di illegalità legato soprattutto ad azioni di riappropriazione affermando che ciò che è legittimo non necessariamente è legale visto che le istituzioni sono spesso complici dell’espropriazione dei territori a scapito dei cittadini.
Occorre mettere in moto processi collettivi volti a definire le priorità delle comunità e strutturare processi economici locali volti a produrre ciò che serve sul territorio stesso.
Proposte:

  • Campagna contro le compensazioni
  • Moltiplicare i presidi sui territori
  • 12 ottobre: Mobilitazioni territoriali in tutta Italia contro ogni forma di colonialismo dei territori e per la riappropriazione dei beni comuni
  • 19 Ottobre – Manifestazione nazionale promossa dai movimenti per il diritto all’abitare a Roma

– Salute
La salute è percepita come tema unificante e prioritario per l’entità dei danni che produce. E’ necessario rifiutare il concetto che esistono delle comunità sacrificabili (vedi Taranto, Civitavecchia, ecc.). E’ necessario respingere la gestione commissariale delle emergenze ambientali
e sanitarie e la crescente neoliberalizzazione sanitaria che tende a ricondurre i problemi di salute di intere comunità alla dimensione degli stili di vita individuali.
Proposte

  • Campagna contro il biocidio
  • Autunno: Mobilitazione regionale in Campania
  • Costruzione di una rete di avvocati e medici
  • Costruire appuntamenti formativi sul territorio per rafforzare le competenze dei comitati
  • Sorvegliare l’iter del “decreto del fare” relativamente alla questione delle bonifiche
  • Realizzare una mappatura / allargamento ad altri comitati e vertenze su base territoriale (da individuare per rilevanza dell’impatto sanitario)

Sono inoltre stati discussi e si è trovato consenso sui seguenti temi e proposte:

  • Pubblicazione dal basso sui beni comuni: tutte le pubblicazioni sui bene comuni afferiscono principalmente al mondo accademico è necessario far sentire la voce di chi la lotta per i beni comuni la pratica quotidianamente.
  • Sostegno e appoggio alle esperienze delle fabbriche recuperate: occorre mappare tutte le esperienze in corso e trovare forme di sostegno attivo per consolidare lo spazio politico aperto da queste esperienze.
  • Campagna per le amnistie delle lotte sociali: si guarda con interesse a questa campagna, non essendo presenti nessuno dei promotori ci si propone di capire di più e trovare eventuali forme di collaborazione e sostegno.

Inoltre, trasversale alle varie discussioni, si individua la capacità di nuove esperienze di partecipazione diretta come risposta alla rottura democratica. Infatti in questa fasi di crisi, in più di un intervento, si è sottolineato come le dinamiche che producono interventi invasivi nei territori o sui beni comuni, siano innanzitutto l’imposzione di una voltontà, che per semplicità definiamo dei profitti, su quella di una comunità territoriale o dell’interesse collettivo.
Questo causa un’espropriazione non solo di beni materiali, ma della possibilità di esercitare la propria volontà e rompe direttamente il patto di mediazione che le istituzioni rappresentative stanno cessando, progressivamente, di svolgere.
Durante lo svolgimento del campeggio, inoltre, si sono svolte delle assemblee specifiche su: “campagna sul fracking” e su “terra bene comune”, oltre che sul percorso “per una vertenza unica toscana”.
Proposte di prossime iniziative comuni
L’assemblea indica una settimana di mobilitazione comune che si aprirà il 12 ottobre, in connessione diretta con le lotte di oltreoceano, a partire da quella contro la diga di Quimbo in Colombia, con azioni diffuse in tutti i territori, che avverranno in maniera coordinata ed in una cornice comunicativa comune e si concluderà il 19 ottobre con una manifestazione nazionale promossa dai movimenti per il diritto all’abitare.
La settimana di mobilitazione comprende anche lo sciopero dei lavoratori indetta dai sindacati di base per il 18 ottobre.
Il prossimo appuntamento per continuare ad approfondire i ragionamenti iniziati durante il campeggio e completare l’organizzazione della mobilitazione di ottobre sarà a Parma 28 o 29 Settembre in occasione della 4 giorni organizzata dai comitati NO INC.
Ulteriori occasioni per muovere dei passi avanti sulle riflessioni e campagne comuni saranno la mobilitazione regionale in Campania prevista per l’autunno che viene messa a disposizione come
momento comune per iniziare a ragionare su una campagna contro il biocidio e gli stati generali del lavoro convocati da Etinomia/NO TAV dal 27 al 30 settembre che rappresentano un’occasione per muovere passi in avanti per costruire azioni alternative concrete volte a scardinare il ricatto
salute/devastazione – lavoro. Inoltre è stato segnalato come un ulteriore opportunità di riflessione comune il convegno “Ripubblicizzare si può, ripubblicizzare si deve” promosso dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua che si svolgerà a Torino il prossimo 21 Settembre.

Ospedale di Orbetello, i privati alla conquista del Servizio Sanitario

orbetello ospedaleI Sindaci della ex zona 29, non devono firmare il declassamento – chiusura dei piccoli ospedali e non devono dare l’adesione alla società della salute.

Con i tagli alla sanità di Monti: 5 miliardi e i tagli di 2000 posti letto annunciati da Enrico Rossi, con le dichiarazioni della confindustria per bocca di Squinzi e i propositi di Letta, esprimono la volontà di arrivare quanto prima alla privatizzazione. Le preoccupazioni espresse da alcune giunte comunali della Maremma sud, possono essere condivisibili, ma non bastano.         Il declassamento dei piccoli ospedali toscani e in particolare della Maremma, rappresentano l’anticamera della chiusura. La ventennale preoccupazione delle popolazioni deve trasformarsi in una vigorosa e larga mobilitazione con la presa di coscienza del valore della democrazia diretta.           Gli avvertimenti che facevamo negli anni ’90 non sono stati presi in considerazione, il brontolio dei dipendenti non si è trasformato in mobilitazione e cgil cisl uil hanno continuato a sostenere i governi e le regioni, firmando accordi capestro sia per i dipendenti che per l’utenza. La passività nell’ultimo decennio dei dipendenti ha favorito la triplice.         E’ venuta l’ora di abbandonare le deleghe alla Camusso, Bonanni e Angeletti e affrontare in prima persona e dal basso il problema della difesa della sanità pubblica, dei posti di lavoro, dei paventati trasferimenti sia sul piano politico che sindacale. Lavoratrici e lavoratoti della sanità: metteteci la faccia.         Un esempio è il declassamento della Chirurgia e della Sala Operatoria dell’Ospedale di Orbetello, diretta dal dott. Rivela, uno dei migliori Chirurghi della Toscana e tre i primi ad usare la Labaroscopia. A lui e alla sua equipe di medici e infermiere/i viene impedito gli interventi anche importanti e la sala operatori viene relegata a poter fare piccoli interventi ed essere messa a rischio chiusura.         Ad Orbetello il punto nascita è chiuso come la pediatria, mentre la medicina generale che nel vecchio ospedale aveva 68 posti letto, nel nuovo ospedale ne ha 28, quindi già nel 2003 tra tagli di nastri e fasce di sindaci tagliarono 40 posti letto. Il declassamento ha colpito i laboratori analisi, le radiologie e ad Orbetello la stessa Rianimazione perderà di valore.  Enrico Rossi e i suoi predecessori, chiusero l’Aldi Mai di Manciano, hanno svuotato il Petruccioli di Pitigliano e aggravato la crisi dell’ospedale di Castel Del Piano.         L’ultima trovata della giunta regionale toscana è stata quella di imporre l’alternativa privata delle società della salute Avvisiamo tutti i cittadini che tali società rappresentano atti privati e non a caso hanno questo nome. La direzione della asl 9 naturalmente, prenderà la direzione delle società. Questa trovata è unica in Italia come un avamposto, toglierà di mezzo i servizi territoriali, i servizi ospedalieri di ogni zona della Toscana. Il tentativo è quello di accerchiare le strutture pubbliche, per imporre con cinica tattica la loro privatizzazione.       I sindaci, gli assessori, i consiglieri comunali NON devono firmare l’adesione, tanto meno i medici di base, nno devono aderite ai trabocchetti con i coperchi color pastello, non devono trattate accordi bidone.

Il 18 luglio manifestiamo il nostro totale disaccordo!

Gianni Ferrini